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Los Roques: Cocktail Tropicale

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Banco si sabbia corallina

Balzate spesso alla cronaca per la scomparsa tra le loro acque dei bimotori che trasportano turisti, l’arcipelago delle Los Roques, parco naturale (istituito nel 1972) di oltre 40 isole e centinaia banchi di sabbia a solo mezz’ora di volo da Caracas, la capitale del Venezuela, sono l’ideale per chi ama una sana vita di mare. Bandita ogni velleità mondana. Vegetazione ridotta (poche palme e tante mangrovie), sabbia quanto basta per emergere dal Mar delle Antille, una sola isola abitata: Grand Roque, 4 kmq scarsi e mille anime che pescano e affittano camere, poi uccelli, tartarughe e tanti pesci sott’acqua.

Il segreto delle Los Roques

Le Los Roques compaiono all’improvviso, sia che si arrivi via mare sia che si arrivi via cielo, diretti sempre verso l’unica “metropoli”, il minuscolo villaggio di Gran Roque, un grappolo di coloratissime casette sul bordo di un reef che più azzurro non si può. Un paradiso naturale ancora non intaccato dalle anonime strutture alberghiere che troppo spesso deturpano le coste di altre mete tropicali. Un mondo dove l’unico mezzo di trasporto è una lancia che scivola attraverso un universo acquatico avvolto da una solitudine altrove perduta.

Mangrovie-Venezuela
Mangrovie

Difesa da impenetrabili tunnel di mangrovie che trasformano in un gigantesco labirinto i canali e le isole ombreggiate da altissime palme e popolate da testuggini giganti e una quantità immensa di volatili. Un labirinto popolato da pesci a strisce, a rombi, a cerchi che sembrano usciti direttamente dal più fantascientifico degli acquari.

L’arma segreta si sono rivelate le ranchitos, le antiche casette dei pescatori, che dall’inizio degli anni novanta alcuni italiani hanno cominciato ad acquistare e a destinare a pensioncine, dette posadas. E’, questo, un mondo agli antipodi rispetto ad altre destinazioni turistiche caraibiche; un mondo dove non esiste nemmeno un albergo, ma solo una quarantina di posadas per lo più gestite proprio da nostri connazionali, con un mix di atmosfera informale e ospitalità cucita su misura.

Forme e colori che lasciano sbigottito anche il più scafato viaggiatore, dove si mescolano tutti i verdi e gli azzurri del mondo, sfumati dalla luce del tropico che serpeggia verso il fondo. Alla sera, dopo una giornata sulla tua isoletta privata all’ombra di una palma o di un ombrellone, a Gran Roche ritrovi la tranquillità di un ritmo scandito solo dai tuoi passi sulla sabbia, tra il mare e le stelle, senza auto né discoteche. E un cibo fresco, genuino, poco elaborato, in armonia con l’ambiente.

Le specialità della cucina venezuelana

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L’arepa

Sulla tavola venezuelana non mancano mai tre piatti: l’arepa, una specie di piadina di farina di mais, fritta o cotta alla piastra, che viene mangiata come un panino con formaggio o prosciutto; la cachapa, una tortilla di farina gialla e, ultimo, il vero e proprio piatto nazionale, il pabellòn criollo, uovo, fagioli neri, riso, banane fritte e carne con cipolla, peperoncino e pomodoro.

Nelle zone di mare caraibiche la specialità è l’empanada de cazòn, un calzone di farina di mais ripieno di carne di pescecane. In occasione delle principali feste dell’anno si preparano piatti particolari: a Natale l’hallacha, pezzi di pollo e maiale, olive, uva passa e cipolla cotti, coperti da una pita di mais e poi avvolti in foglie di banano; a Pasqua il pastel de morrocoy, il pasticcio di tartaruga.

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