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PARIGI – I magnifici 3 musei

Per Parigi non vi sarà mai fine, e i ricordi di chi vi ha vissuto differiscono tutti gli uni dagli altri”, ha scritto Ernest Hemingway a ragione, perché Parigi, a dimostrazione dell’appropriatezza del suo motto, “Fluctuat nec mergitur” (Percossa dalle onde ma mai affondata), seguita ad essere una città in perenne movimento, che cambia costantemente il proprio volto.

In questi ultimi trentacinque anni, per esempio, sono stati eretti, oltre al musée d’Orsay e allo smisurato ampliamento dei musei del Louvre, l’Institut du Monde Arabe, l’Opéra Bastille, il nuovo Ministero delle Finanze, l’Arche della Défense, il Palazzo dello sport di Bercy, lo Stade de France. Parigi, in breve, è al tempo stesso passato, presente, futuro fusi in un perenne movimento reso quasi palpabile dalla sua stessa fisionomia urbanistica.

Moto perpetuo

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La Grande Arche

A chi visiti Parigi per la prima volta, con la consapevolezza di trovarsi in una città in eterno movimento, appare subito chiaro che l’immensa Grande Arche, nel quartiere de la Défense, segna la moderna estensione della città verso occidente, a completamento dell’asse dei monumenti che, da est a ovest, attraversano Parigi. In altri tempi, per fare un esempio, place des Vosges assolse lo stesso ruolo per il Marais e l’Arco di Trionfo per gli Champs Elysées. Costruita quasi in linea dell’Arco di Trionfo, l’Arche è considerata il futuro di Parigi che guarda al passato napoleonico e poi il suo divenire ottocentesco.

Questa sequenza monumentale può essere ampliata attraverso place de la Concorde e place du Louvre: vale a dire la settecentesca piazza dove venne ghigliottinato l’ultimo re di Francia e la piazza che col suo palazzo costituisce il momento più alto della regalità francese. Tale sequenza può essere ancor più allargata nel tempo, sino a Filippo Augusto, cioè a circa otto secoli orsono, dal momento che la moderna piramide di vetro allestita all’interno di place du Louvre è un richiamo in superficie del mastio medievale riportato in luce grazie ai lavori per la realizzazione del “Grand Louvre”.

I musei

Proprio i musei, di cui il Louvre rappresenta la massima espressione mondiale, sono una delle ricchezze di Parigi. Circa un’ottantina, piccoli, medi, grandi, di ogni genere, stile e importanza, sono tappe fondamentali per conoscere meglio la storia di questa straordinaria capitale. Fra quelli da non perdere assolutamente ci sono, oltre al già citato Louvre, il musée d’Orsay e il Centre Georges Pompipou.

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Louvre – E’ il museo dei musei, il più grande del mondo. Il catalogo elenca 300 mila opere divise in sei sezioni che possono essere considerate altrettanti musei. Data l’ampiezza, visitarlo tutto in una sola giornata e davvero un’impresa ardua. Per accedere alle sale si scende sotto la famosa piramide di vetro, inaugurata nel 1988 al centro della Cour Napoléon, dove scale mobili conducono alle entrate Denon, Sully e Richelieu. In quest’ultima ala, inaugurata alla fine del 1993, si trovano sculture di eccezionale valore, come il meraviglioso toro alato assiro (VIII secolo a.C.) e i famosi cavalli di Marly (prima metà del XVIII secolo).

Tra le opere più famose esposte nelle altre sezioni, quelle da non mancare sono la Gioconda di Leonardo da Vinci (1452-1519), Le nozze di Cana del Veronese (1528-1588), La merlettaia di Vermeer (1632-1675), mentre fra le sculture della classicità spiccano la Venere di Milo e la Vittoria alata di Samotracia. Da non perdere anche la sezione egizia, la più vasta collezione al mondo al di fuori dell’Egitto. Nel sotterraneo si trova un centro commerciale con negozi, bar e ristoranti.

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Musée d’Orsay – Questo suggestivo museo, inaugurato nel 1986, è stato ricavato nell’ottocentesca stazione ferroviaria omonima, dopo un’esemplare ristrutturazione. Il museo si sviluppa su tre livelli offrendo un panorama completo dell’arte francese dal 1848 al 1914. Sotto la navata di vetro e metallo della vecchia stazione sono esposti dipinti e sculture della seconda metà dell’Ottocento mentre le sale del livello superiore ospitano una straordinaria collezione dei maestri dell’impressionismo. Si ammirano opere come Le déjeuner sur l’herbe e l’Olympia di Manet (1832-1883), Ballo al Moulin de la Galette di Renoir (1841-1919), Il dottor Gachet di Van Gogh (1853-1890) e lo “scandaloso” nudo L’origine del mondo di Coubert (1819-1877).

Centre_Georges_Pompidou-ParigiCentre Georges Pompidou – Questa gigantesca struttura alle Halles, progettata da Rogers, Piano e Franchini e inaugurata nel 1977, si articola in varie sezioni, la più importante delle quali è il Museo d’arte Moderna, ospitato al 3° e 4° piano, che espone circa 2000 opere rappresentative delle maggiori correnti artistiche dal 1905 a oggi. Le opere spaziano dai fauves ai futuristi, dai cubisti a Matisse, dai russi ai surrealisti, agli iperrealisti fino alla Pop Art di Andy Warhol. Nel Centre Pompidou si trovano anche una biblioteca con 300 mila volumi sulle arti figurative, un laboratorio, un teatro, un cinema, un istituto musicale sperimentale e spazi per mostre temporanee.

La vita parigina

Capitale tanto della cultura che dei musei, Parigi sa pure essere al tempo stesso capitale dei divertimenti. Anche qui la velocità di mutamento è tale che non si fa in tempo ad impossessarsi degli itinerari delle novità e degli indirizzi dei locali alla moda che questi itinerari e questi ritrovi sono già fuori del circuito. Innocente e libertina per antica tradizione al tempo stesso.

Ma Parigi è soprattutto elegante e disinvolta in modo assolutamente unico: “una mescolanza” per dirla con le parole di Christian Lacroix, “di eleganza naturale e di ammiccamenti, con una punta indispensabile di cattivo gusto. Una specie di eleganza irriverente, tra il beffardo e lo snobbismo, ad un tempo aristocratica e popolare, che non si acquista, ma che è un dono”. E un altro creatore, Kenzo: “Lo chic parigino non è rappresentato né dal vestito né dagli accessori ma dal modo con cui li si mescola e li si porta: è l’eleganza naturale”.

Fascino senza tempo

Per poter afferrare i paesaggi da un quartiere all’altro, i ritmi segreti della città, per poterla penetrare e imparare ad amarla, la velocità ideale sarebbe quella della carrozza. Oggi non resta che percorrerla il più possibile a piedi. Oppure si deve ricorrere il più possibile a talune linee di superficie. Alcuni percorsi seguiti dagli autobus, infatti, permettono di catturare meglio la fisionomia della città, evitando che questa contenga ignoti buchi tra la località di partenza del metrò e quella d’arrivo.

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