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New York – Cartoline da Central Park

Central Park è un feudo. Un’oasi di 340 ettari d’erba, alberi, silenzio e laghi, a est della Fifth Avenue. E’ il parco nel quale Woody Allen staccava per un attimo la spina alla frenesia di una New York “che pulsa i grandiosi motivi di George Gershwin”. Il film, ovviamente, è Manhattan. La scena in cui Ike e Tracey si baciano dentro la carrozza a cavalli, “sullo sfondo di grandi alberi”. “E’ questo che volevi fare?”, chiese Ike. “Si, bè, è bello vero?, Non c’ero mai stata”, risponde Tracey, appoggiando la guancia sulla spalla di lui. Dissolvenza. Altra scena.

Central Park New York City Manhattan carrozzaE scene analoghe, di romantiche tenerezze, le ripetono continuamente i tanti anonimi Ike e Tracey che si fanno portare in carrozza lungo i sentieri. Un passatempo sempre alla moda. Per avere una carrozza nel giorno di San Valentino, ad esempio, bisogna prenotare con settimane di anticipo.

central park new yorkDopotutto, il Central Park non è poi tanto diverso da quello celebrato e osannato da cinema e letteratura. Per averne una conferma basta alzarsi presto in una fredda mattina d’inverno, quando tutto intorno è ghiaccio e neve, e incamminarsi lungo uno dei sentieri. Un lampione sparge la sua luce lieve fra gli alberi. In primo piano, impronte di scarpe sulla neve appena caduta. Tutto fa pensare alla scena di un delitto. Un’altra immagine celebra invece l’incanto del lago. Alberi carichi di neve. Acqua immobile. Un uomo e una donna abbracciati su un ponte.

Sono due delle celebri cartoline di Central Park. Ma rendono bene l’idea. Perché nella luce tenue dell’inverno, il Central Park smette di essere soltanto un parco per diventare una specie di palcoscenico dell’immaginario collettivo. Ogni angolo, ogni viale o sentiero, è ormai entrato a far parte di quel grande luogo simbolico che letteratura, cinema e televisione hanno creato nel corso degli anni, in una sequenza infinita di storie tenere o terribili, di crimini o romanticherie.

La nascita di Central Park

Non potevano certo immaginare i padri fondatori del parco che un giorno la loro “oasi in mezzo alla giungla urbana” sarebbe diventata così famosa. “Volevamo un posto dove la gente potesse andare facilmente dopo il lavoro, dove potesse starsene tranquilla per qualche ora, guardare, ascoltare, scrollandosi di dosso il caos della città”.

Manhattan New York Stati UnitiParole semplici, scritte da Frederick Law Olmstead nel 1870. E’ lui, un giornalista specializzato in quelli che oggi verrebbero definiti problemi ambientali, ad aver inventato, insieme a un suo vecchi amico, l’architetto Calvert Vaux, il Central Park. E a sponsorizzare la causa c’erano due influenti direttori di giornali come Horace Greeley e William Cullen Bryant, e lo scrittore Washigton Irving. Proprio a loro, nel 1857, venne affidato dalla Park Commission l’incarico di trasformare radicalmente l’enorme area paludosa, malsana, disseminata di discariche di rifiuti che sorgeva al centro di Manhattan.

Stati Uniti New York Manhattan Central ParkI lavori durarono oltre 16 anni: furono trasportati più di 5 milioni di metri cubi di rocce e terra, e piantati almeno 5 milioni di alberi. Niente fu affidato al caso. “Ogni metro di superficie del parco”, avrebbe spiegato Olmstead ad opera conclusa, “ogni albero e ogni radura, così come ogni arco, strada o sentiero, è stato collocato seguendo un progetto preciso”. Il risultato è sotto gli occhi di tutti. Un parco urbano che ha pochi eguali in altre città del mondo. Un universo naturale a misura d’uomo, dove s’alternano boschi e vialetti, laghi e attrezzature per attività fisiche.

Per chi arriva nella Grande Mela per turismo, il parco resta uno dei modi migliori per scoprire come i newyorkesi passano il loro tempo libero, senza più lo stress e le tensioni della settimana lavorativa. Per lasciarsi andare ad una New York che, una volta tanto, rimanda solo tranquillità e relax.

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