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La Terra dei Draghi: Australia

carta-geografica-Australia-la-terra-dei-draghiL’Australia: un territorio grande quanto l’Europa, abitata da sparuti gruppi di essere umani che, mentre nel resto del mondo per secoli e per millenni sorgevano e tramontavano imperi, vissero vite scandite da eventi di sobrietà tale da non stimolare neppure una forma elementare di annalistica.

Erano raccoglitori e cacciatori, e quando i frutti di una boscaglia si esaurivano, quando la selvaggina scarseggiava, quando un fiume diventava poco pescoso, si spostavano semplicemente da un’altra parte; lo spazio c’era. Tutt’al più, se due gruppi finivano per capitare sullo stesso territorio, una zuffa a sassate e bastonate decideva che doveva andarsene.

australia-boomerangNon conoscevano la ruota né la ceramica, ma concepirono la più geniale fra le armi da lancio, il boomerang, la cui levigata purezza di linee e mirabile essenzialità può far invidia a molti designer. Colloquiavano con divinità modeste quanto loro: spiriti che non avevano bisogno di templi ma abitavano una roccia, un cespuglio, una sorgente, piccole entità minori evanescenti e impalpabili dalle parche manifestazioni, che invece di rilasciare tavole della legge o dettare rivelazioni si limitavano a luccicare ai raggi della Luna; e che non riuscirono a proteggerli dall’invasione dei superbi uomini bianchi.

La Terra dei Draghi

Perché quel mondo appartato fu condannato inesorabilmente a scomparire il giorno in cui, nel settembre 1606, una nave spagnola proveniente dal Perù al comando di Luis de Torres si inoltrò nelle temibili acque dello stretto che divide la Nuova Guinea da Cape York, scoprendo a sud “isole molto grandi abitate da uomini di pelle scura, assai pingui e nudi”; erano in realtà l’estrema propaggine del continente australe.

australia-outbackDove erano già sbarcati scettici, in cerca di acqua e di legname, gli olandesi che battevano quei mari. La chiamarono la Terra dei Draghi, senza interessarsene più di tanto. Non c’era niente che potesse suscitare la loro curiosità commerciale in quel Paese desolato, dal clima inospitale con grandi distese desertiche, fra quegli indigeni miserrimi. In poche parole, un paese da lasciare in fretta, e così fanno.

James Cook, invece, ne prende possesso per conto della Corona inglese approdandovi nel tardo Settecento. Sul finire del secolo a meno di dieci anni di distanza dallo sbarco di Cook, ecco iniziare la colonizzazione vera e propria con lo sbarco di forzati e con il via ai primi allevamenti in grande stile di pecore merinos, quegli stessi allevamenti che presto faranno la fortuna economica del Paese.

Sul finire dell’800 le donne australiane conquistano il diritto di voto e nel 1901 l’Australia è costituita in dominion. E’ il 1938, infine, quando il Paese entra a far parte del Commonwealth britannico come stato indipendente. Dopo la seconda guerra mondiale poi, i programmi predisposti per attrarre emigranti dall’Europa devastata dalla guerra trasformano decisamente il profilo del Paese, che assume i connotati di diverse culture.

Ma cosa resta oggi degli aborigeni? Una minoranza che non supera le 250mila persone rassegnata a vivere da comparse il destino del suo tempo. Gli aborigeni hanno ottenuto, è vero, un riconoscimento formale da parte del Parlamento australiano (oggi ai “nativi” si riconosce di essere stati abitanti originari nonché proprietari di queste terre) ma l’integrazione sembra lontana. Vivono in riserve o confinati in ristrette zone dell’interno.

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