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Tirolo Austriaco – Il cuore delle Alpi

A meno di un’ora dal confine italiano, Innsbruck è la vera “capitale” non solo del Tirolo, ma di tutte le Alpi. Conti, duchi, imperatori ebbero sempre a cuore questa città dove nascono grandi campioni dello sci, si affrontano salite impegnative per regalarsi divertimento sulla neve, benessere e cucina superba. E c’è qualcuno che l’associa più ai fasti degli sport invernali, per le sue due Olimpiadi invernali, piuttosto che allo scrigno di tesori d’arte che custodisce.

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La catena del Karwendel

La città, adagiata in un’ampia ansa dell’Inn, a 570 metri di altitudine, non grandissima, ma preziosa, ha lasciato il segno nella storia d’Europa. Vanta il più completo insieme di opere rinascimentali dell’Austria, al quale si aggiungono gli apporti del Barocco e del Rococò. Ma l’aspetto eccezionale è che il tutto si inserisce in un autentico paesaggio alpino, con le montagne della catena del Karwendel che incombono sulla città.

La parte più bella è racchiusa nel perimetro centrale dell’Altstadt, anche se gli immediati sobborghi come Wilten, dove si trovano due imponenti architetture sacre, la Basilica papale e l’abbazia, o il castello di Ambras, roccaforte inespugnabile, residenza nobiliare e infine, dopo numerose modificazioni architettoniche, ricchissima pinanoteca e museo colmo di tesori, offrono altre preziose testimonianze artistiche di valore assoluto.

Oltre Innsbruck, in bilico fra passato e presente, una gioiosa nostalgia ci porta nell’altro Tirolo, tra monti selvaggi, città medievali e gente che sa divertirsi. Salendo in funivia verso l’Hafelekarspitze, il Tirolo si apre alla nostra vista in una gloriosa sinfonia paesaggistica: come su una pagina di un atlante illustrato si distinguono i monti, si leggono le pieghe delle valli, si contano i villaggi e gli alpeggi, si sgrana il rosario delle chiese e cappelle solitarie. E dove lo sguardo non arriva, chi lo vuole può intuire comunque l’incanto di luoghi romantici dove la tradizione non ha tempo.

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Campo da golf di Kitzbuhel

Verso oriente, per esempio, nascosto dal pinnacolo dell’Hohe Salve, c’è da “immaginare” Kitzbuhel, regina del grande sci fino dal tardo Ottocento quando i suoi cittadini importarono dalla Norvegia una partita di sci e con questi attrezzi misteriosi e primitivi cominciarono a sfidarsi sui pendii del Kizbuhelhorn. Fu la sua fortuna: la sua fama si diffuse in Gran Bretagna, poi in Germania e già negli anni ’20 era divenuta una località alla moda. Nel 1931 venne aperto l’impianto dell’Hahnenkamm lungo cui si snoda la Streif, la pista più classica della Coppa del Mondo di sci maschile.

Le Alpi “Italiane”

A noi più familiare, e quindi più facile da “immaginare”, ecco allungarsi a sud la valle del Brennero, il più trafficato accesso dall’Italia verso l’Austria. Del resto già dal 1867 era percorsa da una ferrovia, un costosissimo gioiello tecnologico che impiegava 6 ore per collegare Innsbruck a Bolzano passando attraverso ben 23 tunnel. La valle in se stessa è un tormento di automobili pullman e autotreni, ma tutt’intorno è paradiso.

Il pettine delle valli prosegue verso ponente con l’Otztal che il Timmelsjoch mette in comunicazione con Merano, e poi, selvaggia e antica, la Pitztal, con la Pitz-Panoramabahn, la più alta funivia austriaca, che si spinge fino ai 3440 m dell’Hinterer Brunnekogel.

E ancora più a ovest , si incontrano l’Arlberg e Sankt Anton, la madre di tutte le stazioni sciistiche: qui nel 1907 Hannes Schneider, con lo stemm-christiania, inventò lo sci moderno mandando in pensione il telemark degli scandinavi. Non molto più in alto, si raggiunge Sankt Christoph: un lento e tranquillo avamposto di civiltà in una natura spettacolare.

Un poco più oltre ci sono la Germania e la Svizzera. Ma questo è un altro viaggio.

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