Ai piedi della statua di Cristoforo Colombo, nel mezzo di Columbus Circle a New York, qualche anno fa una mano anonima lasciò scritto: “Comunque, era uno che si era perso”, sintesi irriverente della storia ufficiale. La spedizione salpò, su incarico della corona spagnola, il 3 agosto 1492 da Palos con tre caravelle (la Niña, la Pinta e la Santa Maria) alla ricerca delle isole descritte da Marco Polo ne Il Milione navigando verso ovest. Il viaggio si concluse, dopo uno scalo alle Canarie per rifornimenti, il 12 ottobre all’isola di Guanahani, isola che Colombo ribattezzò San Salvador. Il navigatore non aveva trovato le Indie, ma scoperto il continente americano.
Le origini di Cristoforo Colombo
La figura di Colombo è stata per tanti anni al centro di dibattiti tra gli studiosi di storia. Messa in disparte la disputa su chi scopri per prime quelle terre (se Fenici, Vichinghi o Cinesi), il dibattito si è spostato sui luoghi di nascita (era genovese, catalano, portoghese?) nonché di sepoltura (in Spagna, a Cuba o in Repubblica Dominicana?). Nel 2006, in occasione del cinquecentesimo anniversario della morte del navigatore (avvenuta a Valladolid il 20 maggio 1506), dopo alcuni studi effettuati dalle università di Granata e di Tor Vergata, l’esito delle ricerche ha stabilito una volta per tutte i natali di Colombo a Genova e come spoglie del navigatore quelle conservate nella cattedrale di Siviglia.
La Spagna resta comunque centrale nella vicenda di Colombo. Nella capitale dell’Andalusia soggiornò a lungo per riuscire a finanziare e preparare la prima spedizione. E dalla Spagna partì per tutti i quattro viaggi che effettuò nell’Atlantico tra il 1492 e il 1504, esplorando diverse parti delle Americhe, tra cui le isole dei caraibi, l’America centrale e la costa settentrionale del Sud America. Anche se alla sua morte non aveva compreso appieno l’entità delle terre che aveva scoperto, il suo contributo dato all’esplorazione e alla mappatura del Nuovo Mondo è di grande importanza storica.
